Giu 082017
 

Qualcuno ha detto che “con la cultura non si mangia”. Avrà avuto le sue buone ragioni. Ma, estremizzando un po’ il concetto, per una comunità di persone che vive nello stesso territorio, la cultura, le espressioni artistiche nelle loro varie articolazioni, sono un po’ come l’educazione e l’istruzione per un bambino. Certo, se un bambino non mangia, soccombe. Ma, se famiglia e comunità sociale non gli assicurano anche educazione ed istruzione, gli esiti sono spesso devastanti.

FUTURO PERIFERIE. LA CULTURA RIGENERA
A questo proposito, è da considerare il Convegno “Futuro Periferie. La Cultura rigenera” (8 giugno, Roma), organizzato dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Nell’ambito di un intenso programma, da Milano intervengono di Filippo Del Corno (Assessore alla Cultura del Comune di Milano), Serena Sinigaglia (Atir Teatro Ringhiera), Andrea Capaldi (Mare Culturale Urbano) e Paolo Gorlini (CasciNet).
Il Convegno rappresenta una sollecitazione che, al di là della specifica iniziativa, è opportuno cogliere per contribuire all’approfondimento del tema, declinandolo “a partire dalle periferie”, con la possibilità di segnalare qualche proposta da attuare a Milano. Perché se non si parte “dalle periferie”, il rischio è quello di pensare e magari anche scrivere che «a guardar bene, bisogna riconoscere che (nelle periferie) qualche piccola cosa si muove» (Isabella Bossi Fedrigotti – Corriere, 4 giugno 2017): Ma, veramente, la realtà delle periferie è ben altra! D’altra parte, già nel 1288 Bonvesin da la Riva osservò: «mi sono accorto che non solo gli stranieri, ma anche i miei concittadini dormono, nel deserto, per così dire, dell’ignoranza e non conoscono le meraviglie di Milano». E, appunto per questo, scrisse “Le meraviglie di Milano”.

CONSULTA PERIFERIE MILANO
Diciamo questo alla luce dell’esperienza che dal 2005 Consulta Periferie Milano ha maturato sul campo – attraverso le 35 associazioni che attualmente la promuovono, ma anche grazie a consolidati rapporti ed iniziative condivise con altre 150 realtà operanti nei quartieri della periferia milanese – ma anche avendo sedimentato significative conoscenze metodologiche e quantitative. Ciò anche attraverso:
– oltre 600 concerti gratuiti promossi complessivamente in questi ultimi anni nei diversi quartieri periferici della città. E in questo 2017 sono oltre “100 Concerti per le Periferie” proposti alla cittadinanza in 40 sedi, anche grazie alla condivisione di 50 associazioni ed enti che operano sul territorio, nonché alla partecipazione di 40 cori amatoriali nell’ambito del Progetto “CoriMilano”, disponibili ad andare anche nelle corti dei quartieri popolari, un’opportunità che anche i gestori Aler e MM spa dovrebbero utilizzare;
– oltre 100 convegni e seminari di studio promossi, interloquendo con molteplici e svariate realtà milanesi (dall’associazionismo all’università, dall’imprenditoria alla cooperazione);
mappature tipologiche, disponibili sul sito periferiemilano.com, che riportano oltre 900 associazioni ed enti di varia natura (dai Giornali di Zona alle Cascine agricole) – certamente solo parte di quanto è presente nelle periferie – articolate per ciascuna delle 8 Zone “periferiche” di Milano.
Ma, anche attraverso l’elaborazione di studi, come il recente “La Periferia della Cultura”, presentato dal Centro Studi Periferie promosso da Consulta Periferie Milano, che ha ben rappresentato una realtà culturale piuttosto ramificata nelle periferie della nostra città, tra l’altro con 111 teatri professionali o amatoriali (ma anche i teatranti stentano a saperlo), con 154 centri/associazioni culturali e 49 biblioteche. Presenze culturali, che operano da lustri, decenni. Lo fanno giorno dopo giorno – non per qualche evento più o meno occasionale – dispiegando le loro energie a beneficio di  tutti. Ma, allora, perché non ci accorgiamo di tutto ciò? Da una parte, perché di fronte a colossi come il Teatro alla Scala, tutto il resto rischia di sparire. Ma, anche perché manca una “visone sistemica” delle periferie nel loro insieme e nella loro complessità, che non ci permette di vedere tutta questa “ricchezza” periferica, e neppure sappiamo poi utilizzarla e nemmeno aiutarla. E neanche comunicarla.

COMUNICAZIONE E AFFISSIONE
Certo, bisogna superare una certo approccio “centralistico”, che impedisce di vedere tutta questa ricchezza ed è anche necessario favorire la comunicazione, la conoscenza da parte della cittadinanza, poiché c’è un grosso deficit informativo. Infatti, nell’articolata e convulsa dinamica di una metropoli, seppur piccola, come Milano, la comunicazione non è semplice. In questo senso, il Comune di Milano, a costo zero, potrebbe dare un decisivo impulso, utilizzando possibilità già disponibili di facile accesso alla cittadinanza, quali bacheche zonali comunali, spazi dedicati nei mercati comunali coperti e nei mezzanini delle stazioni della metropolitana. La difficoltà di comunicazione vanifica tanto generoso e capace impegno. Spazi che potrebbero essere messi a disposizione anche da esercizi commerciali, consentendo ai “clienti” la conoscenza delle iniziative zonali. Poi, è necessario un riequilibrio nella destinazione delle risorse tra periferia e centro, perché c’è una notevole differenza.

CONDIZIONE MINORILE
Ma, il tutto non può essere scisso dal contesto reale, per esempio dalla situazione della preoccupante condizione minorile milanese. Un indicatore? I minori (0-18 anni) in carico al Servizio Sociale della Famiglia del Comune di Milano sono 16.167: 339 in Zona 1, 1911 in Zona 2, 1003 in Zona 3, 2310 in Zona 4, 1329 in Zona 5, 2352 in Zona 6, 2277 in Zona 7, 2036 in Zona 8, 2610 in Zona 9. A tale proposito, va considerato il fenomeno della cosiddetta “dispersione scolastica”, cioè quell’insieme di processi attraverso i quali si verificano ritardi, rallentamenti e abbandoni nello svolgimento o nell’inserimento nel circuito scolastico. Nello specifico, l’Italia (dati 2012) è tra le peggiori d’Europa: lasciano i banchi il 17,6% di alunni contro la media Ue del 12,7%. Per venire a casa nostra, la Lombardia ha un tasso di abbandono scolastico del 18,5%.
Nello stesso tempo bisogna anche avere ben presente che Milano è ricca di “Doposcuola”, attività di sostegno ai più piccoli ben presente a Milano, con un totale di circa 200 iniziative radicate soprattutto nei quartieri delle nostre periferie, frequentate da circa 10.000 studenti , in particolare delle scuole elementari e medie, che svolgono anche una significativa funzione di integrazione sociale e culturale, grazie anche all’apporto di circa 2.000 volontari.

SISTEMA CULTURALE
Allora, ci sono tutti gli elementi per costituire un vero e proprio “sistema culturale” che, associando strutturate presenze professionali ad un microcosmo di iniziative promosse a titolo di volontariato, costituisce – al di là di importanti eventi cittadini – una presenza quotidiana, indispensabile punto di riferimento socio-culturale nelle periferie di Milano che deve essere sempre più conosciuto, compreso e sostenuto dalla nostra città. Perché «piuttosto che di un racconto culturale, la periferia ha bisogno di interventi culturali (…). Bisogna intervenire caso per caso, in modo di-ver-si-fi-ca-to, evitando la genericità (…). Per agire sulle periferie non si può che collaborare. Ci vuole un’azione integrata di tante competenze. Il futuro della città si costruisce solo così» (Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane). Ecco allora la sfida, perché “Milano è come un operoso alveare, con tante celle che non comunicano tra di loro. Una Milano che non fa sistema, (…) che per farlo deve guardare oltre la cerchia delle mura spagnole. (…) Se Milano è la Cerchia dei Navigli, va da sé che già le periferie sono luoghi sconosciuti, luoghi marginali e tenuti ai margini” (Indagine IPSOS, Immagine Milano, 2015).. Allora, Milano saprà fare sistema, nelle periferie? E i nuovi Municipi sono un architrave strategico, sempre che non seguano le orme dei Consigli di Zona, anche loro dotati di appositi regolamenti e carichi di aspettative, ma rimasti un’incompiuta per quasi cinquant’anni. Ecco, la sfida parte anche da qui.

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