Set 252017
 

Il tema delle periferie è ritornato al centro dell’attenzione e della discussione pubblica”, ha evidenziato la presentazione del Convegno “Quali politiche per le periferie? Riflessioni a partire dal piano periferie del Comune di Milano” (21 giugno 2017, Milano), promosso da Dastu-Politecnico di Milano (vedi, quasi quattro ore, ma offre un quadro ampio dei vari aspetti ed “attori”), che prevede una “due giorni” di ripresa in autunno. Riflessioni che hanno portato a varie osservazioni e valutazioni del Piano periferie predisposto dal Comune di Milano (spesa preventivata 296+60 milioni), considerato più un piano di interventi in alcuni dei quartieri degradati della nostra città (vedi). E, effettivamente, si sono levate lamentele dagli altri quartieri esclusi che, però, erano magari stati interessati dai precedenti Contratti di Quartiere avviati un decennio fa (spesa preventivata 267 milioni), che non hanno avuto gli effetti sperati (vedi): allora, è necessario fare un’analisi che aiuti a comprendere i motivi di tante spese e di troppi fallimenti passati, così da non ripeterli nel futuro.

CARDINALE TETTAMANZI
In tema di periferie ci lascia un ricordo “vivo” il Cardinale Dionigi Tettamanzi, recentemente scomparso: «Il problema delle periferie ci tocca un po’ tutti. E tutti noi siamo chiamati a capire che cosa possiamo fare concretamente perché questi agglomerati diventino più vivibili e più umani. Bisogna per questo dare vita a momenti di aggregazione e di cultura. Occorre inoltre affrontare i problemi urbanistici ed economici delle aree abbandonate per renderle migliori» ammonendo anche che «l’attenzione verrà meno quando ci sarà qualche problema più attuale» (2003) e nel 2006 dedicò un intero “discorso alla città” (Dalla Periferia al cuore della Città), presente tutto lo “stato maggiore” cittadino: ma non ebbe molto seguito. Ma “ci tocca un po’ tutti”.

METODO
Infatti, sembra sempre di ricominciare tutto da capo, sospinti da tante buone intenzioni, ma poi difficoltà e problemi si ripropongono puntualmente, a cominciare dalla solita … “burocrazia” (questione segnalata anche dall’ex Sindaco Pisapia, ma ritroveremmo le stesse questioni anche andando più in là nel passato). In proposito, anche recentemente abbiamo rilevato qualche approccio un po’ statico, quasi che i problemi della periferia debbano adeguarsi alle esigenze della burocrazia.
Poi, c’è anche un metodo da affinare. Così, se «la sfida della periferia si vince se da ossessione del Sindaco diventa ossessione di tutti» (Mirko Mazzali, delegato alle Periferie del Sindaco di Milano), d’altra parte è stato evidenziato che «l’Amministrazione comunale ha commesso un errore: non ha coinvolto le imprese nel Piano periferie». (Marco Barbieri, Segretario generale Confcommercio MI-LO-MB).

COSAP ED AFFISSIONE
Allora, è utile tenere presente quanto segnalato da Carlo Sangalli (Camera di Commercio), cioè che la Cosap-Tassa di occupazione del suolo pubblico ostacola fortemente l’iniziativa, in particolare delle piccole associazioni di volontariato che operano capillarmente nelle periferie della nostra città. Così, nelle periferie rimangono mortificate le numerose presenze capaci di azioni positive ed innovative.
Lo stesso vale per il problema dell’affissione, una delle modalità per favorire la comunicazione alla cittadinanza delle varie iniziative che vengono promosse sul territorio, favorendo la partecipazione. In questo senso, il Comune di Milano, a costo zero, potrebbe dare un decisivo impulso, utilizzando possibilità già disponibili e di facile accesso alla cittadinanza, quali: bacheche zonali comunali, spazi dedicati nel mercati comunali coperti e nei mezzanini delle stazioni della metropolitana “periferiche”.

PRESIDE “FANTASMA”
Quello delle periferie è un tema complesso, che richiede di considerare ed avere ben presenti le varie interconnessioni, i vari soggetti, anche istituzionali, che operano sul territorio con le “loro” regole; altrimenti, da una parte, si chiude una falla ma, dall’altra, si apre una mezza voragine.
Per certi aspetti, è un po’ quello che sta avvenendo con la cosiddetta “Preside fantasma”. In estrema sintesi: una Dirigente scolastica – ormai da un decennio in Francia – continua ad occupare formalmente il ruolo di Dirigente in una scuola, naturalmente non svolgendolo l’attività ma – così vuole la regola – “bloccando” «l’assegnazione della cattedra ad altro dirigente fisso». Fino allo scorso anno scolastico, ciò capitava all’Istituto Novaro-Ferrucci (zona Piazza De Angeli, semicentro ovest di Milano). Ma, dopo le proteste dei genitori arriverà un Dirigente scolastico effettivo. Allora, problema risolto? Non proprio: l’Ufficio Scolastico Regionale ha “spostato” la “Preside fantasma”, che non tornerà almeno per altri due anni, alla scuola Primo Levi, in quel di Baggio (periferia ovest di Milano). «Tanto si sa che in periferia siamo abituati ad avere problemi» ha commentato qualcuno. Così si vanificano anche gli sforzi di chi si impegna a fare il doposcuola per fronteggiare l’abbandono scolastico (17,6% in Italia contro la media Ue del 12,7%, ma 18,5% in Lombardia). Per una questione di “regole” …

ORGANIZZAZIONE
Allora, gli interventi devono anche essere accompagnati “giorno dopo giorno”, richiedendo un approccio territoriale interdisciplinare e sistemico. In tale contesto, un ruolo determinante di raccordo deve essere svolto dai nuovi Municipi, il “centro amministrativo” vicino. Sempre che non seguano le orme dei Consigli di Zona e dei relativi Regolamenti, approvati (1977 e 1997) ma mai applicati. Al di là delle buone intenzioni, infatti, c’è una stratificazione “politico-burocratica” che ha sempre bloccato tutto.
E se la condizione delle periferie delle grandi città si presenta piuttosto differenziata, «comuni sono, invece, i punti deboli di uno sviluppo equilibrato riferibili sia alla mancanza di identità, che all’assenza di un’organizzazione amministrativa adeguata (la cosiddetta “governance”), che abbia l’obiettivo di definire una strategia complessiva» (Libro bianco sulla governance europea, Commissione Europea 2001).

A “SCUOLA DI PERIFERIE”
D’altra parte, le periferie sono un tema ostico che coinvolge tutte le metropoli a livello mondiale, di fronte al quale ci si sente impreparati. In proposito, Consulta Periferie Milano ha maturato molteplici esperienze consolidate in 12 anni di attività, sia attraverso la promozione di oltre 100 incontri su vari temi connessi alle periferie con centinaia di persone/realtà, sia con proposte ed iniziative condivise con 150 associazioni/enti (anche 600 concerti messi in campo, con 40 cori disponibili a cantare nelle corti dei quartieri popolari, un peccato non utilizzarli).
In relazione a ciò, nell’arco del biennio 2017-’19 promuove una “Scuola di Periferie”, che si avvarrà anche di contributi di molteplici realtà (istituzioni, università, imprenditoria, volontariato). Un calendario di 30 appuntamenti/anno – con un taglio “operativo” – articolato tra storia e geografia, progettazione e comunicazione, arte e musica, ma anche abitare ed organizzazione, con specifica attenzione alla “burocrazia”, anche per individuare soluzioni a quegli intralci burocratici più volte lamentati, ma sempre irrisolti, che di fatto ostacolano la partecipazione, rendendo frustrante l’impegno di molti.
Soluzioni che, però, richiedono attenzione, impegno, insomma anche “studio” e partecipazione, affinché le proposte rispondano alle concrete esigenze dell’operare.
La “Scuola di Periferie” avrà una fase di avvio in quest’ultimo scorcio del 2017, di assestamento nel 2018 e di consolidamento nel 2019 e si svolgerà in varie sedi territoriali, da San Siro a Niguarda, da Lambrate a Baggio, dal Corvetto a Quarto Oggiaro. Prima “lezione” Mercoledì 27 settembre p.v.: “Riempiamo i vuoti” (programma ed aggiornamenti su periferiemilano.com).

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