Apr 302021
 

Lo scorso 5 marzo è deceduto Carlo Tognoli (già Sindaco di Milano, 1976-1986). Giuseppe Guzzetti (già Presidente di Fondazione Cariplo, 1997-2019) ha ricordato la “sua sensibilità verso le periferie”. Periferie che dopo 40 anni rimangono un problema strutturalmente irrisolto, perché …

Giuseppe Guzzetti (già Senatore della Repubblica, nonché già Presidente di Regione Lombardia e di Fondazione Cariplo) ha ricordato Carlo Tognoli, recentemente scomparso (già Sindaco di Milano 1976-86, già Parlamentare europeo ed italiano, Ministro per i Problemi delle Aree Urbane e Presidente dell’Istituto per la Scienza dell’Amministrazione Pubblica).

PERIFERIE – In particolare, Guzzetti ha scritto di Tognoli: «Ho sempre apprezzato la sua sensibilità verso le questioni sociali e le periferie» (Corriere della Sera, 7.3.2021).

Peraltro, a 40 anni di distanza da quegli anni, le periferie rimangono una questione strutturalmente irrisolta, non solo a Milano, non solo in Italia. Eppure degli interventi sono stati anche attuati. Tra gli altri, anche lo stesso Guzzetti non ha certo mancato di riproporre all’attenzione pubblica il tema delle periferie; ciò, non solo a livello di sollecitazione, ma anche con consistenti sostegni economici, nell’ordine di centinaia di milioni, in particolare quale Presidente di Fondazione Cariplo (1997-2019). Eppure, sembra di essere sempre al punto di partenza: si tappa un buco e se ne apre un altro, anche più grosso di quello precedente.

Perché? E’ un  problema di orientamento socio-politico? C’è anche questo, poiché il tema periferie è piuttosto articolato e complesso e riguarda molteplici aspetti strutturali e sociali.

ORGANIZZAZIONE – Ma, rimane preponderante il problema dell’impostazione organizzativa dell’Amministrazione comunale e ciò indipendentemente dall’orientamento e dagli obiettivi di chi governa in un particolare momento. Proviamo ad esemplificare riportando due riferimenti riguardanti due differenti amministrazioni, Sindaco Letizia Moratti la prima (2006-2011) e Sindaco Beppe Sala la seconda (2016-2021):

1 – «Un Presidente dei nove Consigli di Zona parteciperà a turno alla settimanale seduta della Giunta comunale. Potrà così presentare a tutti gli assessori le criticità della propria zona» (Ombretta Colli, Assessore alle Aree cittadine e Consigli di Zona del Comune di Milano – Il Giornale, 11.11.2006).

2 – «Andrò in giro ad ascoltare i problemi dei cittadini delle periferie, anche i problemi apparentemente secondari come il taglio di una linea di bus, e riferirò tutto al Sindaco» (Mirko Mazzali, Delegato alle periferie del Sindaco Sala – Il Giorno, 27.6.2016).

Ecco, in entrambi i casi il presupposto organizzativo è quello di risolvere i problemi, anche quelli di carattere più locale, portandoli al centro, luogo della presunta soluzione. Però, con il risultato di intasare il centro e per lo meno rallentare la soluzione.

EVIDENZA – In tal senso, Stefano Ferri, Direttore del mensile Milanosud, nella circostanza dello stanziamento di 10 milioni di euro da parte di Fondazione Cariplo per il progetto Lacittàintorno, osservò: «progetti encomiabili e auspicabili, che non tengono però conto di un problema fondamentale, la cui soluzione non può essere ancora rimandata: l’incredibile lentezza della macchina comunale (…). Problemi endemici, che nelle periferie vengono amplificati, assumendo dimensioni insopportabili, che impediscono alla vitalità del tessuto sociale di esprimersi come potrebbe. Spesso, addirittura, rischiano di rovinare quanto di buono è stato fatto e generare sfiducia» (Milanosud, 10/2017).

Un tema rappresentato anche in Europa: se la condizione delle periferie delle grandi città si presenta piuttosto differenziata, «comuni sono, invece, i punti deboli di uno sviluppo equilibrato riferibili sia alla mancanza di identità, che all’assenza di un’organizzazione amministrativa adeguata (la cosiddetta “governance”), che abbia l’obiettivo di definire una strategia complessiva» (Libro bianco sulla governance europea, Commissione Europea 2001).

URGENZA – Ecco, allora, la necessità del cambiamento, anche per affrontare le nuove problematiche imposte dal Covid! Come? Provando a cambiare paradigma, cioè spostando strutturalmente i luoghi della soluzione dei problemi vicino ai problemi stessi, anche cercando di prevenirli. Un po’ come avviene in tutte le organizzazioni efficienti, da quelle aziendali a quelle sociali. E qui deve trovare finalmente realizzazione il cosiddetto “decentramento politico-amministrativo”, avviato e rimasto bloccato da ormai oltre 50 anni, prima con i Consigli di Zona ed adesso con i Municipi. Poi, bisogna anche imparare, poiché «l’attrezzatura culturale e tecnica di chi amministra le città è rimasta la stessa, con le sue settorialità, con le sue piante organiche, le sue strutture formate da competenze separate» (Alessandro Balducci, già Prorettore del Politecnico ed Assessore all’Urbanistica del Comune di Milano – Il governo della città complessa, 2018). Cioè, bisogna passare dalla impostazione sociologico-politologica a quella politico-amministrativa, che cambia regole, procedure e modalità organizzative.

Ciò, a partire dal riassetto funzionale di “Decentramento e Municipi”, come previsto dal punto 1 del Decalogo “dalle Periferie, per Ripartire”. Cambiamenti a costo zero, ma che richiedono forse un impegno più gravoso, un cambio di mentalità. Appunto.

PS – Dal Decalogo “dalle Periferie, per Ripartire” (a cura di Consulta Periferie Milano)

1.Decentramento e Municipi – Le periferie milanesi sono costituite dai territori degli antichi Comuni aggregati a Milano nel 1923. Il primo che non fa sistema sul territorio è il Comune: bisogna ritornare ad una vera amministrazione vicina al cittadino, mentre è da 50 anni che il Decentramento (Municipi dal 2016) rimane a livelli inadeguati. E senza decentramento Milano non può essere policentrica e, quindi, rimane centralista.

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