Feb 262013
 

Se Milano nel suo complesso fosse una città attenta, con una classe dirigente attenta, probabilmente non avrebbe accumulato un patrimonio abitativo pubblico (Aler e Comune di Milano) di quasi 5.000 appartamenti inutilizzati, oltre a spazi commerciali ed altro ancora. Probabilmente, invece, questo è il risultato di una sostanziale indifferenza nei confronti di interi quartieri popolari “periferici”, lasciati in condizioni socio-abitative precarie o addirittura pericolose. Ma è possibile passare da questa disattenzione e da questa indifferenza “cittadine” all’attenzione? Per sperare che ciò accada è necessario un mutamento di atteggiamento, un cambiamento culturale “diffuso”, che non sia limitato a dei singoli episodi, ma coinvolga la città nel suo complesso.

Promuovere la conoscenza

Da una parte, l’inizio di questo cambiamento può avvenire attraverso un “processo” di conoscenza, che potrebbe partire proprio dai luoghi della cultura e della conoscenza per antonomasia, cioè dall’Università e, nello specifico, dai docenti e dagli studenti di Architettura, unitamente ad altri protagonisti della dimensione dell’abitare, nonché dalle Scuole di Giornalismo.

Arricchire il mix sociale abitativo e funzionale

Dall’altra parte, il mix sociale abitativo dei Quartieri popolari “periferici” di edilizia pubblica non può continuare ad essere caratterizzato dalla sola e consistente presenza di categorie sociali “deboli”, dagli anziani alle persone con problemi psicologici, nonché da presenze con tendenza alla “prevaricazione”. Un mix che crea condizioni socio-abitative precarie o addirittura pericolose. Bisogna programmare l’arricchimento del mix sociale abitativo e funzionale anche promuovendo l’abitazione nei quartieri di inquilini “proattivi”, che siano attenti a questi luoghi ove potrebbero dimorare, impegnandosi ad assicurare una presenza “sociale” e/o “culturale”. In questo caso, pensiamo all’utilizzo dei cosiddetti appartamenti “sottosoglia”, cioè di dimensioni inferiori a 28 metri (sostanzialmente dei monolocali), che sono esclusi dalle graduatorie proprio perché troppo piccoli (ce ne sono oltre 400 vuoti), ma che, per esempio, potrebbero essere abitati da studenti disponibili a “adottare” un anziano che, così, potrebbe contare su una presenza amica, oppure da musicisti diplomandi o diplomati del Conservatorio, che si impegnerebbero ad animare la vita dei quartieri con iniziative musicali.

Cambio di mentalità

Sono proposte fantasiose? Può darsi. Peraltro, c’è da dire che anche il “famoso” Bronx a New York è cambiato. Certo è che non si potrà sperare di cambiare continuando a ragionare con la stessa mentalità che ha creato i problemi.

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