“Brand” … è un termine che non ha molto convinto anche parte dei 60 relatori al “Forum Brand Milano”, un appuntamento promosso dal Comune e organizzato dal Comitato Brand Milano in collaborazione con Triennale e Università Statale, svoltosi gli scorsi 19 e 20 febbraio nella Sala Napoleonica dell’Università degli Studi di Milano.
Due giorni – Una due giorni di incontri e dibattiti sulla nuova immagine di Milano, dopo due anni di lavoro fatto dal Comitato Brand Milano per comprendere l’evoluzione della storia identitaria di Milano e il rapporto della città tra la sua tradizione e la sua innovazione.
In sintesi: Milano che cos’è e dove sta andando? Domanda che magari potrà sembrare oziosa ma, in un mondo in continua trasformazione ed interdipendenza, non sembra essere così fuori luogo.
Interventi – Nei due giorni, tra gli altri, sono intervenuti esponenti della cultura milanese come Gillo Dorfles, i rettori delle università milanesi Gianluca Vago (Statale), Cristina Messa (Bicocca), Franco Anelli (Cattolica) e Giovanni Valotti (prorettore Bocconi), Salvatore Adduce sindaco di Matera capitale europea della cultura 2019, il designer Fabio Novembre, lo chef Davide Oldani, Alessandro Rosso di Alessandro Rosso Group, l’imprenditrice Claudia Buccellati, Guglielmo Miani dell’Associazione Montenapoleone, Philip Webster dell’Associazione stampa estera a Milano, Armando Branchini di Fondazione Altagamma, Corrado Peraboni di Fondazione Fiera Milano, i giornalisti Giangiacomo Schiavi e Piero Colaprico e numerosi Assessori del Comune di Milano con l’intervento finale del Sindaco Pisapia. Presentati anche i volumi “Identità Milano” e “Citytelling – Raccontare identità urbane. Il caso Milano”, proiettati anche una serie di filmati “Milanoè” sui cambiamenti sociali e identitari di Milano ed illustrato il sito brandmilano.org, che svilupperà il dibattito sull’immagine della città anche sul web.
Alveare – Tutto bene, allora? Da una parte, gli organizzatori hanno lamentato l’atteggiamento della stampa, che ha riportato poco o nulla del dibattito. Dall’altra, ci è sembrato che tutti abbiano messo in mostra le proprie capacità e, però, malgrado lo sforzo degli organizzatori e di Stefano Rolando, presidente del Comitato Brand Milano, mentre è mancata quella coralità d’intenti che sempre si auspica, quel “fare sistema” che non riesce a radicarsi. In estrema sintesi, quello che di Milano ha sintetizzato l’indagine Ipsos: “Milano è un operoso alveare, con tante celle che non comunicano tra di loro. Una Milano che non fa sistema, (…) che per farlo deve guardare oltre la cerchia delle mura spagnole”. Ma, “se Milano è la Cerchia dei Navigli, va da sé che già le periferie sono luoghi sconosciuti, luoghi marginali e tenuti ai margini”.
Periferie – E la lingua batte dove il dente duole: in un paio di circostanze abbiamo sentito accenni sulle “periferie”: per Sergio Escobar (foto a sinistra), direttore del Piccolo Teatro di Milano, quelle da ricucire non sarebbero le periferie (in effetti Renzo Piano parla di “rammendare”), bensì le città, mentre ad una domanda sulle periferie, Michele De Lucchi (foto a destra), chiamato a svolgere il tema “Città e cambiamento”, ha risposto che ai figli dice di “non andare nei brutti posti” (mah, sarà stata l’ora ormai tarda di un’intensa mattinata…). E’ vero, al Forum mancavano Giuseppe Guzzetti (Fondazione Cariplo), Alexander Pereira (Teatro alla Scala) e Carlo Sangalli (Unione Commercianti), che in merito alle periferie si sono espressi in altro modo e con altro interessamento. Ma su questo interverremo in seguito, perché dipenderà anche da noi se queste “manifestazioni di interesse” diventeranno fatti.