Gen 112016
 

Quello delle periferie è un tema che i “Candidati Sindaco” di Milano già in campo, o prossimi, possono svolgere al futuro (“quando sarò Sindaco farò…”) oppure al presente (“prima che diventi Sindaco si può fare…”). Per esempio con le Municipalità. Che poi, cosa siano, chi lo sa?

L’argomento “periferie” è tra i principali temi all’ordine del giorno di quella che sta diventando una lunga campagna elettorale (elezioni previste il 12 giugno). E se il tema ritorna all’attenzione dei vari “Candidati Sindaco” vuol dire che la concreta realtà continua a imporsi per le svariate e persistenti situazioni di drammaticità. Ma ciò non è frutto del caso, bensì del risultato di scelte, o forse sarebbe meglio dire di “non scelte”, che al di là di cosa possano pensare e dire i vari “negazionisti” di turno, nel corso degli ultimi decenni hanno lasciato la questione oggettivamente irrisolta. Certo, sempre che non si vogliano prendere in considerazione una serie di interventi scollegati l’uno dall’altro, concreta rappresentazione dell’adagio “non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”, quasi sempre per cercare di fronteggiare situazioni più che degradate, più che pericolose, ormai fuori controllo. D’altra parte, ora che le segnalazioni partono dalla periferia per arrivare al centro e che poi il centro intervenga in periferia…

CandidatiSindaco_Foto“CANDIDATI SINDACO”
Quello delle periferie è un tema che i “Candidati Sindaco” già in campo, o prossimi, possono svolgere al futuro (“quando sarò Sindaco farò…”) oppure al presente (“prima che diventi Sindaco si può fare…”). Per esempio con le Municipalità. Che poi, cosa siano, chi lo sa?
Non è una novità che l’organizzazione del Comune di Milano non sia adeguata ad amministrare le periferie e proprio adesso in Consiglio comunale è in discussione l’introduzione di tali Municipalità (che se non servono per l’amministrazione delle periferie, cosa ci stanno a fare? Per amministrare il centro cittadino?). Ecco, proprio riguardo a ciò che sta accadendo ci permettiamo di invitare i candidati a dedicare particolare attenzione, perché il compito di chi sarà Sindaco potrà essere determinato da una organizzazione adeguata o meno dell’amministrazione comunale.

Roma.Municipi_Mappa-001ROMA 2015
Certo, non ci sarà molto da imparare da Roma, dalla quale comunque – sempre in un’ottica “periferica” – giunge però un messaggio chiaro, che anche noi milanesi dobbiamo tenere in considerazione: a Roma le Municipalità sono presenti da anni. A questo proposito lo scorso 12 dicembre, in un’assemblea pubblica, Fabio Fadda (Consigliere XI° Municipio, Corviale-Magliana) ha affermato: «Oggi si vive male nelle periferie di Roma, mancano i diritti di cittadinanza (…). Perché non si può pensare di governare, di dare quei diritti, di dare quella bellezza, di dare quelle risposte che i cittadini hanno bisogno governando Roma dal Campidoglio. Non ce la facciamo. Io temo che chiunque vinca la sfida elettorale si trovi di fronte una dimensione della sfida troppo alta, che con l’apparato burocratico amministrativo (…) che c’è oggi, non possa mettere nelle condizioni di farcela. Ecco perché credo che ci sia bisogno di una grande stagione, in cui ci sia una nuovo progetto di governance, che dia finalmente (…) ai Municipi (…) la possibilità di stare direttamente vicini ai cittadini, di sentire le loro necessità, ma a queste dare delle risposte, dare delle soluzioni concrete».
Ecco, allora, che non basta avere delle Municipalità “nominali”, magari istituite – come dice qualcuno, forse pensando male, col solo scopo di consentire l’elezione diretta da parte dei cittadini del futuro Sindaco della Città metropolitana di Milano (la ex Provincia, tanto per intenderci). Periferie.Confini_1873-1923-001Invece, l’istituzione delle Municipalità è una grande occasione che non va sprecata e che deve sostanzialmente restituire alle periferie di Milano quella “centralità amministrativa” sottratta nel 1873 al Comune dei Corpi Santi e nel 1923 ai comuni del circondario milanese, quali Baggio, Trenno, Musocco, Affori, Niguarda, Chiaravalle, Greco, Gorlaprecotto, Turro, Crescenzago, Lambrate, Rogoredo, Chiaravalle, Vigentino, con Lorenteggio e Ronchetto.

MunicipalitàMILANO 1975
Cosa fare, allora? In un libricino di quarant’anni fa, sul Decentramento a Milano, leggiamo: «Si è così arrivati al nocciolo del problema, che consiste nel realizzare un modello organizzativo idoneo a conseguire il massimo coordinamento dei servizi e uffici decentrati tra loro e, ad un tempo, dei rapporti tra questi e quelli centrali, atti ad assicurare una elevata produttività sociale dei servizi erogati (…). Per quanto concerne il modello organizzativo si pensa ad una organizzazione line-staff che assommando i vantaggi della struttura burocratica a quelli della struttura funzionale presenti i pregi della semplicità e della razionalità» (Andrea Borruso. Un modo nuovo di vivere la città. Una esperienza di decentramento urbano, Jaca Book, 1975).
Infatti il problema sta qui, nello (s)coodinamento strutturale con il quale agiscono decine di funzioni comunali operanti nella medesima Zona. E a soffrirne è soprattutto la periferia, con nessun ente che coordini, che “faccia sistema”, senza “unità di governo locale”. Così, senza un governo strutturato del territorio, ci sono aree che hanno un certo equilibrio sociale, mentre altre – proprio quelle che avrebbero necessità di un governo – rimangono in uno stato di abbandono o, quando va bene, di interventi d’emergenza. Probabilmente, in molti, anzi moltissimi, saranno portati a considerare una cosa un po’ astrusa quanto appena riportato dal lontano 1975. Sappiamo anche che l’organizzazione non è un tema che appassiona e così, quasi nessuno se ne fa carico. Poi, però, gli assetti della tanto contestata “burocrazia” non cambiano e si rimane sempre al punto di partenza. E ci lamentiamo, e si lamenta anche chi ha incarichi politici. Malgrado da più parti si sente dire che si vorrebbe cambiare, prevale un atteggiamento rinunciatario, perché ci sono la tal “regola” e i tali ostacoli. Ma allora, vogliamo costruire un’organizzazione partendo dalle attuali “prigioni” normative e mentali oppure dall’osservazione e presa in carico delle evidenti esigenze della città e della città metropolitana, dove le periferie dovranno avere una centralità ed una corrispondente organizzazione amministrativa?

AVVISO AI “NAVIGANTI”
ConvegnoConsigliZona_FotoSe i “Candidati Sindaco” di Milano sono veramente interessati alla sorte delle periferie è utile che concentrino la loro attenzione su ciò che in tema di Municipalità sta accadendo adesso in Consiglio comunale, per evitare di andare a “sbattere” come i loro predecessori contro gli scogli di un’organizzazione dell’Amministrazione comunale inadeguata. Tema che Consulta Periferie Milano ha peraltro proposto a più riprese, dal Consiglio comunale ai Consigli di Zona, che può essere così sintetizzato: “I Servizi/Funzioni comunali operanti in ciascuna Zona, mantenendo la dipendenza gerarchica dai propri Settori/Direzioni, dipendono funzionalmente dal rispettivo Consiglio di Zona (o future Municipalità)”.

Case Popolari – Ciò riguarda anche la gestione del disastrato patrimonio edilizio pubblico che, invece, rimane ancora una cosa “altra”, staccata dal resto. Insomma, come è stato in questi quarantacinque anni, malgrado il Regolamento del Decentramento del 1977, rimasto “regolarmente” inapplicato, all’art. 19 prevedesse: «I Consigli di Zona deliberano le destinazioni d’uso e le affittanze di locali, edifici ed aree del Comune con destinazione ad usi sociali e del patrimonio immobiliare di reddito (…) ed anche il patrimonio edilizio dell’IACP (oggi ALER/Metropolitana Milanese, ndr) nell’ambito di appositi accordi con tale ente secondo le compatibilità di legge». Di tale previsione, come peraltro di quasi tutte le altre, non se ne fece nulla. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

SOLO BUONE INTENZIONI?
Certo, è un cambio culturale, che richiede di pensare in maniera diversa, passando dall’agire “frammentato” al “fare sistema”. Ma è a “costo zero”.
Altrimenti, rischiano di essere solo buone intenzioni … e chiunque sarà il Sindaco di Milano avrà la certezza di continuare a non farcela (anche il caso di Roma, docet).

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