Ott 212016
 

ambrogini_immagine2All’avvicinarsi del 7 dicembre (Festività di Sant’Ambrogio), puntuali sono le polemiche in merito all’assegnazione dei cosiddetti “Ambrogini d’Oro”, accompagnate dalle minacce di sciopero in occasione della “Prima” del Teatro alla Scala da parte delle organizzazioni sindacali del Teatro, attente a rivendicare compensi vari che poi paghiamo noi tutti, anche se alla Scala non ci andiamo. Un’attenzione che, invece, non sembra esserci per le periferie, anche se annunciata già nel 2013 (vedi). Forse non è nel “dna” della Scala interessarsi di periferie. Ma tant’è.
Ma torniamo agli “Ambrogini”, attorno alle candidature dei quali le “tradizionali” polemiche, quest’anno, sono state arricchite da quelle riguardanti il metodo di segnalazione delle candidature, che ha coinvolto il web. Comunque, quest’anno sono giunte 118 candidature.

AMBROGINI D’ORO
Ma chi sono gli “Ambrogini d’Oro”? La denominazione corretta è “Civiche Benemerenze” e ce n’è un lungo elenco di oltre cinquemila che parte dal 1925 per giungere fino ai nostri giorni. Tipologie e numero delle assegnazioni annuali sono stati modificati nel tempo: attualmente, ci sono le Medaglie d’Oro, un massimo di 15 assegnate a persone fisiche, e gli Attestati di Civica Benemerenza, un massimo di 20 assegnati ad enti o associazioni (vedi regolamento). Sono persone o associazioni alle quali il Comune di Milano riconosce il particolare contributo donato alla città.
Ci sono volti noti, come personaggi dello spettacolo, stilisti o direttori di quotidiani e persino banche. Ma, la maggioranza è sconosciuta ai più. E dopo il conferimento del premio ritornano nell’oscurità, finiscono nel dimenticatoio, malgrado siano stati premiati proprio per “additare alla pubblica estimazione l’attività di tutti coloro che abbiano in qualsiasi modo giovato a Milano”. Certo, non è che la benemerenza debba portare alla celebrità, non siamo al “Grande Fratello”.

ATTENZIONE
cpm-ambrogini-2011_fotoPerò, sarebbe opportuno che la città, che Milano utilizzasse tutte queste risorse, molte delle quali operano con generosità, abnegazione e tanta professionalità e competenza nell’oscuro dei nostri quartieri. Insomma, mettiamola così: nella considerazione che noi dedichiamo ai nostri “Ambrogini” c’è un “prima”, ma manca il “dopo”. Ed è su questo aspetto che si è andata soffermando l’attenzione di Consulta Periferie Milano: le numerose e per di più “riconosciute” ricchezze presenti sul territorio, in particolare quelle operanti nelle periferie, non vengono utilizzate appropriatamente dalla nostra città, ma potrebbero, anzi devono esserlo.
In merito, sono state promosse alcune iniziative, sia di “ascolto”, come nel 2011, quando una pattuglia di “Ambrogini d’oro” vennero chiamati in quel di Figino a dire la loro sul tema “Periferie: come stiamo?” (vedi) oppure nel 2013, quando la realtà degli Ambrogini d’Oro ed i possibili sviluppi videro tra gli altri gli interventi di cpm-aldiladeibastioni_fotoAndrea Fanzago (Vice presidente del Consiglio comunale di Milano) che illustrò regole e contorni all’individuazione dei premiati, di Salvatore Carrubba (già Assessore alla Cultura del Comune di Milano) che invitò gli Ambrogini più noti a farsi carico di sviluppare un’iniziativa organica per dare un apporto più strutturato alla nostra città e di Salvatore Crapanzano (Presidente Coordinamento Comitati Milanesi) che evidenziò l’opportunità che l’Amministrazione comunale individuasse dei canali che favorissero uno stabile apporto di idee e conoscenze all’attività comunale.

PROGETTAZIONE PARTECIPATA
Come? La partecipazione viene molto enfatizzata, ma rimane più evocata che praticata, più occasionale che strutturale. Allora, sia il Comune/Assessorati, sia i Municipi potrebbero chiamare a raccolta gli “Ambrogini d’Oro” (550 negli ultimi dieci anni), magari in relazione alla specifica sfera di azione (sociale, culturale, ecc.), per esempio con periodicità semestrale, per offrire esperienze, idee e proposte per la nostra città oppure rispetto alle scelte che si intendono fare o anche sullo stato della burocrazia. Sarebbe anche utile passare dalla “partecipazione” più legata all’ascolto, alla previsione di modalità di “progettazione partecipata” che, come più volte dimostrato, consente di mettere a fattor comune conoscenze più legate al territorio, la maggioranza del quale è periferia. Periferia non necessariamente degradata, anzi! Ma, proprio per questo ha bisogno di essere considerata e curata, in modo che non diventi la prossima emergenza da inseguire. cpm-identitamilano-ipsos_fotoE per questo ha bisogno di un costante utilizzo di tutte le risorse e di tutti gli apporti disponibili. Cioè quel “fare sistema” che, in particolare sul territorio, dovrebbe vedere protagonisti i Municipi perché “Milano è un operoso alveare, con tante celle che non comunicano tra di loro. Una Milano che non fa sistema” (Indagine Ipsos, Identità Milano). E a rimetterci è spesso la periferia e chi vi abita.

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