Ott 182012
 

Pubblichiamo in anteprima la relazione che Antonio Iosa terrà in occasione dell’incontro di sabato 27 ottobre 2012 per il cinquantesimo anniversario della Fondazione Carlo Perini. Un traguardo importante per l’istituzione, nata nel 1962 da un’iniziativa dei cittadini dei quartieri Quarto Oggiaro – Vialba e che si é imposta nel corso dei decenni come modello per la diffusione della cultura in periferia.
Nel corso dell’incontro verrà presentato il volume “Da Circolo Culturale a… Fondazione Carlo Perini. 1962 – 2012. 50 anni di storia”.


CINQUANT’ANNI DI STORIA
di Antonio Iosa, presidente della Fondazione Carlo Perini

Le radici del pensiero del Circolo Culturale Carlo Perini, dal 2003 trasformatosi in Fondazione omonima, affondano nel cuore dell’estrema periferia milanese, in quel quartiere di proletariato e sottoproletariato urbano, denominato Quarto Oggiaro – Vialba, che ha compiuto 50 anni, come li compie, in loco, la Chiesa matrice di S. Lucia, come li compie Il Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha proprio nel quartiere una via dedicata a tale evento storico ed ecclesiale.

Il Perini è nato nella contestualità del Concilio Ecumenico Vaticano II. Nell’ottobre 1962 soffiava forte il vento del Concilio considerato patrimonio comune dell’umanità, come visione serena di un balzo in avanti, una nuova Pentecoste che rivelava una nuova pastoralità evangelica, l’ansia della pace, la capacità di ascolto, l’avvio del confronto e del dialogo fra “Chiesa e Mondo Moderno”, per parlare le lingue degli uomini. Il Perini nasce nel vasto territorio nord di Milano, in un quartiere periferico che, sino al 1980, era da evitare e simbolo degli errori urbanistici di un’amministrazione comunale, che s’illudeva d’integrare gli immigrati meridionali e veneti, dando loro solo lavoro e casa. Non poteva che nascere un “quartiere dormitorio o ghetto”, senza le indispensabili infrastrutture e i necessari servizi, che si ottennero grazie alle lotte popolari solo venti anni dopo.

Se visitate oggi Quarto Oggiaro scoprirete un moderno quartiere, accogliente e rinnovato nella stessa composizione sociale dei suoi abitanti. Il restauro di un gioiello dell’architettura quattrocentesca, rara testimonianza storica in periferia come “Villa Scheibler”, ha nobilitato il quartiere. Questa villa, restituita all’antico splendore con annesso parco urbano, impreziosisce il paesaggio e accoglie la popolazione in uno spazio verde attraente, luogo di storia locale e cittadina.

Il processo di cambiamento urbanistico – residenziale del quartiere balza, ancora più evidente, con la nascita del complesso residenziale “Euromilano” (2002-2009), con la sua tipologia edilizia e con il suo ceto medio che ha rinnovato la composizione sociologica della popolazione non più monoclasse.

Quarto Oggiaro – Vialba si presenta, oggi, con i fabbricati di edilizia economica e popolare non più fatiscenti e scrostati. Le case sono state ristrutturate e le facciate degli edifici hanno colori allegri. Le strade sono, in parte alberate, ben pavimentate e alcune hanno invidiabili piste ciclo – pedonali. Il quartiere oggi è dotato di tutti i servizi essenziali ed efficienti. Le case sono, prevalentemente, abitate da anziani, da nuovi immigrati e da giovani e adulti di prima e seconda generazione, nati cioè sul posto e che hanno acquisito l’orgoglio di vivere a Quarto Oggiaro, consapevoli della propria storia, orgogliosi di una propria identità e specificità, abituati ad affrontare le difficoltà della vita e i tanti problemi di cittadini periferici. La popolazione, in stragrande maggioranza, vive positivamente un confronto di civiltà e di multiculturalità, oltre l’appartenenza etnica e religiosa e con la ricchezza di associazioni di volontariato, di comitati di quartiere e di gruppi d’impegno civile, sociale, sportivo e culturale. Qui il Perini, per 50 anni, è stato una pattuglia culturale di avanguardia non solo per chiedere la riqualificazione delle periferie urbane milanesi, ma anche per dimostrare ch’è possibile fare cultura di serie A. Ha quindi torto il predicatore “Guru” Adriano Celentano, quando parla di Quarto Oggiaro come di un quartiere simile a “Scampìa di Napoli o allo Zen di Palermo”. Anziché vivere nel lusso della sua villa lecchese, ben farebbe “il molleggiato” a conoscere meglio i quartieri popolari di Milano per aiutare “I Piccoli Vallanzasca”, ma anche per documentarsi del progresso civile, sociale e culturale che hanno trasformato e reso vivibile un quartiere che non è più “il Bronx” e tanto meno “la landa siberiana degli anni ’60”, ma un quartiere modello simbolo urbanistico del riscatto culturale e dell’orgoglio sociale di abitarvi.

Il Coordinamento dei Comitati Milanesi, le associazioni e i circoli culturali della periferia hanno lottato e continuano a lottare per ottenere servizi di qualità, per chiedere sicurezza, per sperimentare la partecipazione e per sentirsi protagonisti nelle scelte di politica amministrativa.

L’opposizione centro-periferia è stata vinta dal Perini, con la sua sfida culturale e come antesignano del confronto fra borghesia milanese della migliore tradizione democratica e abitanti dei quartieri popolari, che hanno ottenuto il decentramento amministrativo alla fine degli anni ’60.

Decentrare la cultura di eccellenza dal centro in periferia, significa riconoscere il ruolo che essa può svolgere nel favorire la coesione sociale, per sviluppare la capacità del confronto civile e del dialogo democratico fra le diverse comunità periferiche. La cultura, come patrimonio universale, è la molla per rivendicare la stagione dei diritti alla città.

La storia del Perini certifica che, quando uomini e donne presero sul serio le spinte della “Chiesa di aprirsi al Mondo moderno”, seppe elaborare, dal basso, lotte concrete per la promozione umana e sociale, con una dialettica contestativa e creativa per stimolare la partecipazione.

I cattolici democratici si accompagnarono ai laici di buona volontà per scegliere la via della disobbedienza civile ed ecclesiale, per “Farsi Prossimo e Servire il Popolo”, senza rinnegare il proprio credo religioso o il partito politico di appartenenza, anche quando si veniva marginalizzati e la violenza imperava sovrana contro i costruttori del dialogo e della convivenza umana.

Il rinnovamento conciliare indusse il Perini, per decenni, a rivendicare l’autonomia, il pluralismo, il dialogo, il confronto, la capacità di ascolto contro la separatezza del sacro e l’ottusità dei partiti laici, troppo ideologizzati, che faticavano a superare l’ideologia di appartenenza. Continuiamo, perciò, a costruire la storia culturale di Milano, partendo dalla gente comune, sempre in conflittualità propositiva e costruttiva con le istituzioni locali. Ci sentiamo interlocutori e guardiamo il mondo, la politica, la religione, la cultura e la vita dall’alto del Cristianesimo Conciliare e del Neoumanesimo globale. La nostra attività culturale “in e per la periferia” è scelta di autonomia, pensiero e azione.

È testimonianza, militanza per la liberazione, identità per la riscoperta di ideali, valori, equità e giustizia sociale, impegno per migliorare la qualità della vita del popolo dei quartieri.

In questa pubblicazione abbiamo raccolto diversi interventi di testimoni privilegiati, vecchi e nuovi amici storici dell’ex Circolo culturale Perini, oggi Fondazione. Sono riflessioni di personaggi che hanno contribuito o continuano a scrivere la storia culturale, politica e sociale non solo di Milano, ma dell’Italia. Dieci riflessioni riguardano amici ormai scomparsi e che, in occasione del 20° Anniversario del 1982, ci hanno onorato di utili riflessioni, che restituiamo all’attenzione dell’attuale mondo politico e culturale milanese e lombardo. Altre 20 testimonianze sono di personaggi, che condividono l’esperienza e il cammino del Perini con la loro stima, amicizia e solidarietà e che sono rappresentativi del panorama storico – politico – culturale della Milano contemporanea.

50 anni di longevità e di attività sono veramente tanti! Penso ai potenti partiti della I Repubblica del famoso “Arco costituzionale”, spazzati via dal ciclone di “Tangentopoli” dopo 40 anni di vita. Uno stupore incredulo mi rende orgoglioso: la Fondazione Perini esiste e resiste da 50 anni!

Noi del Perini vogliamo vincere la nuova sfida culturale, in un processo di liberazione e di coesione sociale, per contrastare il permanere di politiche ostili nei confronti di territori periferici, dove la città opulenta e borghese, colta e illuministica scarica tutto ciò che non può mettere altrove.

Occorre ripensare il processo di rigenerazione e di risanamento dei quartieri popolari, attraverso una progettualità forte di luoghi della cultura sparsi sul territorio, che siano punti di crescita, di coesione, di aggregazione, di rinnovamento e di riscatto che tutto vince.

Solo un “Progetto culturale specifico per ogni singolo quartiere o, almeno, zonale” riuscirà ad evitare disattenzione e semplificazione, per costruire un senso di cittadinanza di tutti gli abitanti e per il diritto alla cultura emancipatrice e promotrice di progresso, anche economico.

La Fondazione Carlo Perini continuerà a essere la “coscienza critica” di chi sa vedere le questioni a tutto tondo, capace di indignarsi contro la corruzione della “mala politica” e del “degrado della cultura centralistica, discriminatoria, sprecona, parassitaria e prezzolata!”

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