Dic 182014
 

SoglioNel corsivo del giorno “Milano, Expo, acqua alta” (Corriere della Sera, 18 dicembre), Elisabetta Soglio ad un certo punto scrive: “di cui peraltro si parla da lustri”. In merito alle quarantennali esondazioni del Seveso, taluni hanno osservato: se a Niguarda ci fossero state le sedi di Comune di Milano (Palazzo Marino), Fondazione Cariplo e Corriere della Sera, la soluzione sarebbe stata trovata da tempo e non ci sarebbero più allagamenti.

Forse, il punto sta proprio qui: c’è una “classe dirigente cittadina”, istituzionale, certo, ma anche economica, culturale e dell’informazione, che sembra giocare “in proprio”, che non si fa o non riesce a farsi carico della complessità della città.

La conferma è la condizione delle case popolari: proprio il patrimonio abitativo “pubblico”, quello che dovrebbe essere di tutti e “curato” da tutti, è allo sbando, con costi economici e sociali impressionanti. E non crediamo che la soluzione consista nella “manutenzione ordinaria”, peraltro indispensabile, vista la consistente ed articolata presenza “sociale” dei vari saccheggiatori di turno.

AlveareA questo punto, però, c’è da chiedersi se ci sia una classe dirigente cittadina o non, piuttosto, vari poteri sconnessi tra loro, incapaci di fare sistema: “Milano è un operoso alveare, con tante celle che non comunicano tra di loro”, ha sintetizzato un’indagine Ipsos riguardante l’identità di Milano (v. ricerca completa), aggiungendo che c’è anche il problema di una “classe dirigente che ha abdicato al suo ruolo, a causa dell’illusione di una ricchezza facile (…) passando così alla celebrazione dell’individualismo”. E, infatti, come esemplificato sopra, i problemi grossi emergono proprio nei luoghi di cui una classe dirigente dovrebbe farsi carico. Che invece sono stati abbandonati.

Prosegue l’indagine Ipsos su Milano: siamo “una Milano che non fa sistema, (…) che per farlo deve guardare oltre la cerchia delle mura spagnole”. Ma, “se Milano è la Cerchia dei Navigli, va da sé che già le periferie sono luoghi sconosciuti, luoghi marginali e tenuti ai margini”. Appunto! Ma, allora, rimaniamo così o facciamo qualcosa?

SangalliDa questo punto di vista, un percorso da intraprendere è quello indicato da Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio: «Per superare il disagio delle periferie è necessario un grande progetto di solidarietà che coinvolga istituzioni e privati», che sappia anche individuare stabili ambiti di “progettazione partecipata” che, in particolare nelle zone periferiche, sappiano valorizzare e mettere a fattor comune le energie della “cittadinanza attiva” e quelle delle varie funzioni comunali ed istituzionali.

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