Mag 262014
 

BrandMilano 300x150Milano è “la città che sa tenere insieme centro e periferie”, come qualcuno ha recentemente scritto? Mah… I recenti scontri tra occupanti abusivi avvenuti nei quartieri di edilizia pubblica al Calvairate (periferia Est) e in quel di Baggio (periferia Ovest), dove c’è stato anche il corollario di auto bruciate (primi fuochi di Banlieue?), sembrerebbero dimostrare il contrario. Certo, le nostre periferie non sono tutte così e sono migliori delle periferie di numerose metropoli, sia in Italia, che in Europa o nel Mondo. Però, il problema è che Milano “non” sa tenere insieme centro e periferie. Da una parte è la città delle opportunità, con tutte le ben note eccellenze che riescono ad emergere. E chi non riesce ad emergere?

Da questo punto di vista, è significativa la recente indagine condotta da Ipsos (qui la ricerca completa) per il Comitato Brand Milano, promosso dall’Assessorato Commercio e turismo del Comune di Milano, che rappresenta “Milano come un operoso alveare, con tante celle che non comunicano tra di loro”. Più chiaro di così! Ma, c’è anche un problema di una “classe dirigente ha abdicato al suo ruolo, a causa dell’illusione di una ricchezza facile (…) passando così alla celebrazione dell’individualismo”. E infatti, come esemplificato sopra, i problemi grossi emergono proprio nei luoghi di cui una classe dirigente dovrebbe farsi carico. E, invece, rimangono abbandonati, come sono rimasti abbandonati 8.500 appartamenti di proprietà pubblica (Regione e Comune).

Prosegue l’indagine Ipsos su Milano: siamo “una Milano che non fa sistema, (…) che per farlo deve guardare oltre la cerchia delle mura spagnole”. Ma, “se Milano è la Cerchia dei Navigli, va da sé che già le periferie sono luoghi sconosciuti, luoghi marginali e tenuti ai margini”. In tal senso, forse “centro” e “periferie” scontano ancora quella sorta di annessione con la quale nel 1873 Milano conglobò il Comune dei Corpi Santi (Gratosoglio, Barona, Tre Ronchetti, Fontana, Ghisolfa, Bovisa San Siro, Maddalena, Monluè e Calvairate … toh chi si risente!).

Ma, oggi il tema non è quello di una contrapposizione tra centro e periferie, bensì quello di avere una “classe dirigente” milanese – intesa in senso più ampio: istituzionale, economica, culturale e dell’informazione – che sappia guardare alla città nel suo complesso. Ma, anche delle realtà periferiche che sappiano uscire da «una certa autoreferenzialità con la quale spesso si muovono le singole associazioni», come evidenziato dal sociologo Aldo Bonomi.

E il “fare sistema?”. E’ proprio quello che manca alle periferie e la prima a non farlo, da sempre, è proprio l’Amministrazione comunale: decine di funzioni operano sul medesimo territorio, ma non si parlano, perché l’organizzazione non lo prevede e il risultato è la frammentazione, lo scollegamento operativo e, in ultima analisi, l’inefficienza. Ma, anche qui, basterebbe l’introduzione di un piccolo elemento di funzionalità: la previsione che tutte le funzioni operanti in ciascuna Zona dipendano “funzionalmente” dal rispettivo Consiglio di Zona, continuando a mantenere la dipendenza “gerarchica” dalle proprie direzioni centrali.

Troppo difficile? Lo sappiamo, l’organizzazione non è un argomento appassionante, ma aiuta. Altrimenti, continuiamo a rimanere così, ma non sembra che i problemi si risolvano. Anche a tale proposito, Un ‘BrandMilano’ per quale Milano? sarà il tema del confronto del 7° e conclusivo appuntamento del Ciclo di incontri “Al di là dei Bastioni. Milano verso Expo 2015 e oltre” di Lunedì 26 maggio 2014 – ore 18 allo Spazio Culturale Emmaus – Galleria Unione 1, MM3 Missori (info: www.periferiemilano.it).

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