Anno 2015: come stanno i Consigli di Zona? Sostanzialmente come sono sempre stati, si potrebbe dire. Cioè la solita “incompiuta”, che data dal 18 luglio 1968, con l’approvazione del Regolamento del Decentramento ed il successivo insediamento dei Consigli di Zona nel marzo 1969. Dopo una prima proposta di delibera-quadro del luglio 1972, che individuava nei Consigli di Zona l’unità di governo locale, una seconda versione del Regolamento nel dicembre dello stesso anno relegò i Consigli di Zona nel limbo della mera consultazione. Ciò, nel corso di questi decenni, ha determinato – con qualche piccolo ritocchino in più o in meno – le modalità di (in)azione dei Consigli di Zona. Anche quando vennero deliberati dei regolamenti “funzionanti” – come nel caso del 1977 e del 1997 – rimasero “regolarmente” insabbiati: potere della “burocrazia”?
Città metropolitana – Adesso, con l’istituzione della Città Metropolitana, si va verso il superamento dei Consigli di Zona e l’istituzione delle Municipalità. Tutto bene, allora? Diciamolo forte e chiaro ed in anticipo, naturalmente con l’auspicio di essere smentiti alla grande: per come è organizzata la pubblica amministrazione in generale ed anche quella dei comuni, il rischio è “di cambiare tutto perché nulla cambi”.
Leggiamo in un volumetto del 1975, 40 anni fa: «Si è così arrivati al nocciolo del problema che consiste nel realizzare un modello organizzativo idoneo a conseguire il massimo coordinamento dei servizi e uffici decentrati tra loro e, ad un tempo, dei rapporti tra questi e quelli centrali» (Andrea Borruso, Assessore al Decentramento del Comune di Milano nel 1968).
Infatti, il problema sta qui: nello (s)coodinamento strutturale con il quale agiscono decine di funzioni comunali operanti nel medesimo territorio, e a soffrirne è soprattutto la periferia, con nessun ente che coordini, che “faccia sistema”, senza “unità di governo locale”. Così, senza un governo strutturato del territorio, ci sono aree che hanno un certo equilibrio sociale, mentre altre – proprio quelle che avrebbero necessità di un governo – rimangono in uno stato di abbandono o, quando va bene, di interventi d’emergenza.
Ex Comuni – Le periferie ci sono in tutte le grandi città, ma ciascuna ha le proprie caratteristiche. Da questo punto di vista, è opportuno rammentare che le periferie di Milano hanno subito un processo di “periferizzazione”: da Comuni con propria autonomia amministrativa sono diventate … periferie del Municipio di Milano, a seguito delle successive annessioni da parte dell’allora Comune di Milano dei comuni limitrofi, e conseguente cancellazione delle relative “unità di governo locale”. Tralasciando un primo tentativo di annessione tra il 1808 ed il 1816 con il Regno d’Italia napoleonico, il primo “esproprio” avvenne nel 1873: Milano annesse l’allora Comune dei Corpi Santi, che era contrario all’unificazione. Il secondo “esproprio” avvenne dapprima nel 1918 con il conglobamento del Comune di Turro e nel 1923 con l’annessione dei Comuni di Affori, Baggio, Chiaravalle, Crescenzago, Gorlaprecotto, Greco, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino. Insomma, per vari motivi, non ci fu mai un’unificazione condivisa, ma sempre imposta.
Municipalità – Adesso, si stanno affrontando le future modalità di elezione e c’è preoccupazione che i Consiglieri delle Municipalità passino da 41 a 25 (i Comuni fino a 100mila abitanti hanno 24 consiglieri e sono 32 fino a 250mila, mentre le nostre Zone variano da 96 a 181mila abitanti). Invece, appare insufficiente l’individuazione di “che cosa devono fare” le Municipalità.
Diceva Fabrizio Tellini, Presidente del Consiglio di Zona 7: «Se dovessi indicare un aspetto problematico su cui assolutamente non bisogna abbassare la guardia, propenderei per la sicurezza nei quartieri popolari. Penso alla zona di San Siro e a via Quarti, tra tutte». E quale dovrebbe essere la competenza delle Municipalità in materia? Al momento è esclusa, mentre nel Regolamento del Decentramento del 1977, rimasto inapplicato, l’art. 19 prevedeva: «I Consigli di Zona deliberano le destinazioni d’uso e le affittanze di locali, edifici ed aree del Comune con destinazione ad usi sociali e del patrimonio immobiliare di reddito […] ed anche il patrimonio edilizio dell’IACP (oggi ALER/Metropolitana Milanese, ndr) nell’ambito di appositi accordi con tale ente secondo le compatibilità di legge». Di tale previsione (chi, anche degli attuali consiglieri di zona, ne conosce l’esistenza?), come peraltro di tante altre, non se ne fece nulla. Fu un bene? La prova dei fatti e degli sperperi perpetrati, sembrerebbe dirci di no.
Vorremmo… – Per quanto riguarda l’iniziativa e la proposta di Consulta Periferie Milano, l’abbiamo sviluppata nel corso di un decennio. Ancor oggi, da più parti sentiamo che si vorrebbe cambiare, ma che non è possibile perché c’è la tal “regola”, i tali ostacoli … Ma, allora, vogliamo costruire un’organizzazione partendo dalle attuali “prigioni” normative e culturali, oppure da una riflessione a partire dalle evidenti esigenze della città e della città metropolitana, dove le periferie dovranno avere una centralità ed una corrispondente organizzazione amministrativa? E senza aggravio di costi, anzi!
Questa volta accadrà o, meglio, qualcuno – anche noi – farà veramente accadere qualcosa?